venerdì 23 maggio 2014

Anteprima - Quello che non sai di me - Filely


Quello che non sai di me
 Gli uccellini intonano un canto soave, li sento cinguettare mentre mi stiracchio tra le lenzuola candide e fresche. Dalla finestra socchiusa filtrano caldi raggi di sole e l’aria profuma di estate. Mi alzo, apro le imposte e respiro profondamente. Difronte a me c’è un mare azzurro e cristallino e una distesa di sabbia fine. Sembra il paradiso! Sorrido felice ripensando a Maurice  e alle parole che mi ha sussurrato stanotte, mentre facevamo l’amore. È la nostra prima vacanza insieme, io e lui da soli, lontani da casa. Mi ci è voluto un mese di suppliche per convincere i miei genitori a lasciarmi partire, ma alla fine ho vinto io. Mio padre, Monsieur  Aubert  Chevalier, uomo tutto d’un pezzo dedito al lavoro e alla famiglia, continua a vedermi come una bambina, non curandosi del fatto che ormai ho diciotto anni. Mia madre, Madame Sandrine, è invece un’ipocondriaca senza speranza che teme per l’incolumità di ogni essere che respira. Per anni, ha evitato di mandarmi alle gite scolastiche per paura che succedesse chissà cosa. Non racconta favole lei, ma solo tragedie. Un pullman è finito in un burrone, è caduto un aereo, c’è stato uno tsunami, hanno violentato una donna in metropolitana, un nuovo virus ci ucciderà, arriverà la fine del mondo. Dire che è asfissiante, non rende l’idea. E poi c’è lui, Jean Luc, il mio adorabile fratellino che a volte stritolerei con entrambe le mani. È il classico rompiscatole. Mi sembra di sentirlo mentre squittisce il mio nome. Loraine! Loraine! Aiutami! E guai se oso rifiutarmi. Mi assilla fino a portarmi all’esasperazione. Anche lui non voleva che partissi, mi ha tenuto il broncio per più di una settimana. Credo sia geloso di Maurice, ogni volta che devo uscire con lui, comincia a farmi discorsi assurdi. Non ci sei mai, sei sempre con il tuo fidanzato. Non giochi più con me Loraine, non mi vuoi più bene. Tutti rimproveri che mi snocciola di continuo, con la sua vocina stridula, facendomi sentire in colpa. Ha 6 anni Jean Luc, è un bambino sveglio e intelligente ed è sempre stato un coccolone. Ricordo ancora quando è nato, un pargoletto urlante che si calmava solo se lo cullavi tra le braccia. Innumerevoli volte si è addormentato accoccolato al mio petto, mentre io picchiettavo con la mano sul suo pannolino. Aveva la pelle morbidissima, sapeva di buono, sapeva di bimbo. Non mi stancavo mai di baciare le sue guanciotte rosee e rotonde e mi divertivo un mondo ad aiutare mamma mentre gli faceva il bagnetto. Scalciava come un matto dentro l’acqua e ogni volta mi ritrovavo con gli abiti inzuppati. Lolo, mi chiamava così quando era piccino ed era di una tenerezza infinita. Sospiro, immersa nei ricordi più belli di quegli anni indimenticabili.
«Cosa sta facendo la mia dolce Loraine? Guarda il mare?».
Maurice mi cinge i fianchi appoggiando il suo petto alla mia schiena, sento il suo respiro solleticarmi il collo e le sue labbra lambire la mia pelle.
«Guardo il panorama. È un posto meraviglioso Maurice. Le descrizioni che mi hai propinato non gli rendono giustizia. Non immaginavo fosse così bello, è davvero un angolo di paradiso».
«Sarà un paradiso fin quando non arriverà mia madre» dice accendendosi una sigaretta.
È nervoso Maurice e l’idea di trascorrere un pò di tempo con sua madre non lo entusiasma per nulla, ma Monsieur Martin ha insistito tanto e alla fine lo ha convinto.
«Andrà tutto bene, vedrai» sussurro appoggiando una mano sulla sua spalla.
«Loraine l’ultima volta che ho visto mia madre avevo solo quattro anni, come puoi anche solo pensare che andrà tutto bene? Non dovevo ascoltare mio padre, lui è troppo buono e continua a darle possibilità nonostante lei lo abbia fatto soffrire come un cane. Non dovevo accettare e se l’ho fatto è solo per lui. Mia madre non merita alcuna attenzione da parte mia e non meriterebbe nemmeno di trascorrere le sue fottutissime vacanze nella casa di mio padre, la stessa casa che aveva comprato per lei. È una donna subdola e meschina» asserisce con disprezzo, portandosi la sigaretta alla bocca.
È teso e fissa l’orizzonte con gli occhi vitrei. Lo guardo mentre una nuvola grigia esce dalle sue labbra dissolvendosi nella brezza marina.
«Scusami Loraine, non volevo alzare la voce».
«Non lo hai fatto» ribatto con calma.

Il conflitto interiore è disegnato sul suo viso, Maurice ha paura, ha paura di farmi del male.

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