martedì 12 febbraio 2013

Capitolo 11 - FanFiction - Il punto di vista di Matt



Durante il viaggio di ritorno Adele è silenziosa. Vorrei stringerle la mano per sentire la morbidezza della sua pelle.. 

Arriviamo sotto casa sua e mi accorgo di sentire già la sua mancanza, anche se non è ancora scesa dall'auto.

“Siamo arrivati. Ci vediamo stasera” sussurro.

“Beh ciao allora. Ci sentiamo dopo. Ti chiamo io!” 
sorride mentre mi congeda, ma io non resisto e le do un bacio; un bacio che le faccia capire che mi manca già, che ho di nuovo voglia di lei.

“Devo andare!” mormora e si fa scappare una risatina scendendo dalla macchina.

La guardo mentre cerca le chiavi di casa e sorrido esasperato, osservandola arrovellarsi con il contenuto della sua borsa. Le trova, mi saluta con la mano ed entra in casa.

Mentre mi dirigo verso il mio appartamento ripenso alla serata di ieri: aveva ragione nel dire che quella notte non l’avremo dimenticata facilmente! 

Arrivato a casa decido di fare una doccia e portarmi avanti con il lavoro. Senza che me ne accorga sono passate 2 ore….. sono le 15.30, ho voglia di sentirla.

Chiamo ma non mi risponde. Perplesso continuo a lavorare e dopo qualche minuto riprovo a chiamarla. Suona libero ma senza riscontro. 

Sarà successo qualcosa? Ed ecco che la preoccupazione si insinua nel mio stomaco e non posso farci niente. 

Vado a casa sua. Voglio vedere con i miei occhi che sta bene! Busso alla porta di casa ma non sento alcuna voce. A quel punto provo ad abbassare la maniglia accorgendomi che la porta è aperta. Panico. 

“Adele, dove sei?!”  

Ti prego dimmi che sta bene!

“Sono di qua” mormora.

Mi precipito in camera da letto e la trovo con gli occhi rossi tipici di chi ha pianto.

“Perché piangi? Cos’è successo?” chiedo allarmato.

“Non ti deve interessare!” dice arrabbiata. 

Che succede?

“Perché? Che ti ho fatto adesso?” 

Voglio proprio sapere quello che pensa io le abbia fatto.

“Smettila di recitare perlomeno!” sibila acida. 

“Dimmi che cos’ho fatto per meritare la tua ira perché sinceramente io non ne ho idea!” 

Questa ragazza mi porta all’esasperazione.

“Quando sono entrata c’era Marco, qui, che voleva parlare con me. Mi ha detto quello che hai fatto!” 

Cosa ci faceva quello stronzo in casa sua?! Come ha fatto ad entrare?? Questa gliela faccio pagare!!

“Come ha fatto a entrare ?!”

“Smettila di fingere, per favore” ringhia.

“Io non sto fingendo e a dire la verità ora sono piuttosto incazzato! Che cosa ti ha detto quello stronzo?” 

Sto alzando la voce, me ne rendo conto ma non mi interessa. Voglio sapere perché mi rivolge queste accuse!!!! Ho la sensazione che la stia perdendo e non mi piace. Le appoggio le mani sulle spalle e la fisso negli occhi. 

Tento di capire cosa sta provando Adele cercando la risposta in quei suoi occhi blu, ma devo evitare di fissarli perché ne rimango incantato e non è proprio il momento.

“Tu dovevi sedurmi e convincermi a giocare Matteo? Vero? Eravate d’accordo?” sibila. 

Ma che cazzo…..??

“Stai scherzando Adele? Marco ti vuole portare via da me, non te ne accorgi? Come puoi essere così stupida?” .

Ok ora sono molto incazzato.

“ Hai fatto finta di essere interessato a me per portarmi a letto?? Me l’avevi detto anche tu che era il tuo obiettivo! Hai aiutato Marco a portare a termine il suo gioco perverso!! Sei…” urla.

“Adele! Come puoi credergli? Dopo quello che abbiamo fatto!!!! E' stata una MIA scelta, un MIO desiderio! Cazzo!!! Abbiamo fatto l’amore! Fare sesso ti giuro che è una cosa diversa da quella che abbiamo fatto noi! Pensavo che fra noi stesse nascendo qualcosa di speciale!” le grido contro.

E poi dice quella frase che mi spezza il cuore. Quella che non avrei mai voluto sentir pronunciare dalla sua bocca.

“Vattene! Non ti voglio vedere mai più!” urla e io mi sento male.

“Non puoi mandarmi via..” gemo disperato.

“VIA!!” strilla fuori di sé.

Esco, con il cuore distrutto.. la mia bambina, la mia piccola.. il mio angelo mi ha mandato via per uno stronzo.

Salgo in macchina e mi dirigo verso casa. Ma a metà strada guidare mi diventa impossibile. 

Mi fermo…..appoggio la fronte sul volante e piango. 

Un dolore così non l’avevo mai provato prima.

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