sabato 4 ottobre 2014

Il pendolino - Capitolo 2 - Il punto di vista di lui (Damon_Ed)


«Meno364»


"Sarà solo un cambio temporaneo"
Cosi aveva detto il mio capo quando mi aveva comunicato il mio trasferimento.
Cambiare città, cambiare lavoro, cambiare tutto per un anno.
Già, come se la cosa non dovesse essere importante, mi aveva preso e mandato in un posto sperduto dandomi, per consolazione, un appartamento in comodato gratuito che dista dal lavoro 1 ora di treno!
Già, il treno, quello che devo prendere ogni giorno per raggiungere il mio posto di lavoro, quello che impiega un'eternità ad arrivare, che è pieno di gente incazzata, con una scarsa curanza per l'igiene personale e che non pensa che a se stessa.
Ero proprio incazzato per questa cosa ma non mi ero potuto rifiutare, l'unico senza famiglia, l'unico che potesse affrontare questo trasferimento.
Si certo, porca puttana, essere un uomo solo è un bel pasticcio.
Avevo portato lo stretto necessario in quel paese, il cielo era grigio e il treno era davanti a me alla stazione.
Per evitare tutto, come sempre avevo messo i miei Ray-ban scuri, non mi importava nulla che non ci fosse il sole, il mio era uno status symbol del mio essere, un avvertimento per gli impiccioni che dicesse "statemi alla larga".
L'odore che si respirava nel corridoio del treno era carico di "rottura di palle generale", camminavo a passi lenti cercando un posto dove potessi evitare spiacevoli incontri.
Davanti a me una signora con degli occhi nocciola, mi fa tenerezza e decido di sedermi davanti a lei. Mi sorride e faccio lo stesso, poi la vedo piegare il capo e appisolarsi.
Mi sistemo nella poltroncina e sospiro, il treno si affolla e mi volto verso il finestrino cercando di non ascoltare i fastidiosi rumori dei passeggeri.
E' allora che noto il ragazzo accanto a me, mi fissa con la sua aria stranita del "ma come stai messo". Gli faccio capire che lo sto fissando anche se non nota il mio sguardo, si volta di scatto prendendo il cellulare in mano. Ecco, meglio per te!
Bimbominkya” del cazzo, penso, siamo pieni di cloni adolescenti con un pessimo gusto nell'abbigliarsi.
Sospiro ancora, poi guardo davanti a me, c'è la signora che riposa e poi lei, una ragazza che fissa il panorama fuori persa nel suo mondo fatto di cuffiette e chissà quale sogno.
La classica sociopatica romanticona, con chissà quale aforisma pronto sulla lingua che sentenzia in modo idealistico la più piccola idea.
Mancava solo lei, scuoto piano il capo, il treno lo odio ed è solo il primo giorno.
Altri 364, ritieniti fortunato.
Fuori ha cominciato a piovere, grandioso, di male in peggio. La ragazza si muove e comincia a fissare tutti, il bullo le fa le moine e lei sembra infastidita.
"Moralista" penso, chissà quante gliene sta dicendo in questo momento con quella sua macchinosa testolina.
Poi posa il suo sguardo su di me, mi fissa. Rimango immobile, con le mani intrecciate sulle gambe, quanto autocontrollo avrai piccola sociopatica curiosa? Lo scoprirò a breve.
Alza un sopracciglio, che diavolo pensi brunetta? Il bullo fa una battuta sul tempo e lei ribatte, guardandomi.
Che problemi hai? Ti infastidiscono i miei occhiali? Non mi interessa un fico secco se non c'è il sole, ok?
La vedo tesa, richiude gli occhi e torna nel suo mondo, sicuramente pieno di insulti anche per me.
Mi sono fissato con lei, non smetto di guardarla, sono sicuro che prima o poi scoppia. Ecco che tossisce e faccio un sorrisetto.
Torna a fissarmi, cosa c'è piccola? Vuoi chiedermi qualcosa? Avanti su... fallo. Che vuoi sapere di me? Vuoi fare a pezzi i miei occhiali o semplicemente insultarmi per la mia giacca di pelle nera?
Mi sta osservando con finta noncuranza ma non smetto di fissarla e voglio che lo sappia, poi la signora dolce ci informa che siamo in anticipo.
Siamo arrivati, è passata già 1 ora.
Lo studente prende il suo zainetto multicolor e si alza avviandosi all'uscita, io rimango immobile fisso sulla brunetta con problemi di comunicazione.
Anche lei rimane ferma, la gente va veloce, sono tutti di corsa.
Io no mia cara, è il mio primo giorno e voglio vedere quando comincerai ad urlare.
Ecco il mio passatempo di oggi, far saltare i nervi a Miss autocontrollo.
Si alza e lo faccio anche io, rimango fermo però e la vedo innervosirsi, mi volto e mi metto davanti a lei nel corridoio.
Gli insulti dimmeli a voce piccola, non affollare la tua testolina che ti scoppierà!
Faccio qualche passo lento davanti a lei, sorrido pensando al suo viso che mi fa le boccacce dietro, poi il cellulare comincia a squillare.
Magnifico, ci mancava solo il rompipalle mattutino. Lo ignoro ma mi fermo, la brunetta finalmente mi parla.
"Mi scusi", dice in tono scocciato. Mi sposto piano, la guardo e lei mi fissa.
Devi andare piccola, non puoi stare qui a farti gli affari miei... Dai però, insultami almeno una volta... Dai un senso a questa mattinata. Niente, è una dura, non molla il suo fottutissimo autocontrollo.
Mi lancia un'occhiataccia, sarà perchè mi sono fermato? O perchè porto gli occhiali da sole mentre piove? Oppure, è arrabbiata perchè non rispondo al telefono?
Fatto sta che ti ho fatta incazzare piccola, sorrido appena mentre mi supera dandomi un'ultima occhiata. Mi volto piano e mi tolgo gli occhiali, guardo per terra, non ti darò questa soddisfazione brunetta.
Sento i suoi occhi addosso, faccio qualche passo avanti senza alzare lo sguardo.
Dovrai ritentare mia cara, per oggi questo è tutto quello che avrai.
Vedo che si allontana insoddisfatta, lo sento nell'aria che ti ho fatta sclerare piccola. Alzo piano lo sguardo e la vedo perdersi tra la folla, va veloce e il suo andamento è stizzito.
Buona Giornata Brunetta sociopatica, il tuo autocontrollo oggi ha perso.
Rimetto gli occhiali, sorrido appena e mi avvio dalla parte opposta dove mi aspetta la mia nuova vita.

…to be continued.

                                    Filely/DamonEd© 2014




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