«Meno364»
"Sarà solo un cambio temporaneo"
Cosi aveva detto il
mio capo quando mi aveva comunicato il mio trasferimento.
Cambiare città,
cambiare lavoro, cambiare tutto per un anno.
Già, come se la cosa
non dovesse essere importante, mi aveva preso e mandato in un posto sperduto
dandomi, per consolazione, un appartamento in comodato gratuito che dista dal
lavoro 1 ora di treno!
Già, il treno, quello
che devo prendere ogni giorno per raggiungere il mio posto di lavoro, quello
che impiega un'eternità ad arrivare, che è pieno di gente incazzata, con una
scarsa curanza per l'igiene personale e che non pensa che a se stessa.
Ero proprio incazzato
per questa cosa ma non mi ero potuto rifiutare, l'unico senza famiglia, l'unico
che potesse affrontare questo trasferimento.
Si certo, porca
puttana, essere un uomo solo è un bel pasticcio.
Avevo portato lo
stretto necessario in quel paese, il cielo era grigio e il treno era davanti a
me alla stazione.
Per evitare tutto,
come sempre avevo messo i miei Ray-ban scuri, non mi importava nulla che non ci
fosse il sole, il mio era uno status symbol del mio essere, un avvertimento per
gli impiccioni che dicesse "statemi
alla larga".
L'odore che si
respirava nel corridoio del treno era carico di "rottura di palle generale", camminavo a passi lenti cercando
un posto dove potessi evitare spiacevoli incontri.
Davanti a me una
signora con degli occhi nocciola, mi fa tenerezza e decido di sedermi davanti a
lei. Mi sorride e faccio lo stesso, poi la vedo piegare il capo e appisolarsi.
Mi sistemo nella
poltroncina e sospiro, il treno si affolla e mi volto verso il finestrino
cercando di non ascoltare i fastidiosi rumori dei passeggeri.
E' allora che noto il
ragazzo accanto a me, mi fissa con la sua aria stranita del "ma come stai messo". Gli faccio
capire che lo sto fissando anche se non nota il mio sguardo, si volta di scatto
prendendo il cellulare in mano. Ecco,
meglio per te!
“Bimbominkya” del cazzo, penso, siamo pieni di cloni adolescenti con
un pessimo gusto nell'abbigliarsi.
Sospiro ancora, poi
guardo davanti a me, c'è la signora che riposa e poi lei, una ragazza che fissa
il panorama fuori persa nel suo mondo fatto di cuffiette e chissà quale sogno.
La classica
sociopatica romanticona, con chissà quale aforisma pronto sulla lingua che sentenzia
in modo idealistico la più piccola idea.
Mancava solo lei,
scuoto piano il capo, il treno lo odio ed è solo il primo giorno.
Altri 364, ritieniti
fortunato.
Fuori ha cominciato a
piovere, grandioso, di male in peggio. La ragazza si muove e comincia a fissare
tutti, il bullo le fa le moine e lei sembra infastidita.
"Moralista" penso, chissà quante
gliene sta dicendo in questo momento con quella sua macchinosa testolina.
Poi posa il suo
sguardo su di me, mi fissa. Rimango immobile, con le mani intrecciate sulle
gambe, quanto autocontrollo avrai piccola
sociopatica curiosa? Lo scoprirò a breve.
Alza un sopracciglio, che diavolo pensi brunetta? Il bullo fa
una battuta sul tempo e lei ribatte, guardandomi.
Che problemi hai? Ti
infastidiscono i miei occhiali? Non mi interessa un fico secco se non c'è il
sole, ok?
La vedo tesa, richiude
gli occhi e torna nel suo mondo, sicuramente pieno di insulti anche per me.
Mi sono fissato con
lei, non smetto di guardarla, sono sicuro che prima o poi scoppia. Ecco che
tossisce e faccio un sorrisetto.
Torna a fissarmi, cosa c'è piccola? Vuoi chiedermi qualcosa? Avanti
su... fallo. Che vuoi sapere di me?
Vuoi fare a pezzi i miei occhiali o
semplicemente insultarmi per la mia giacca di pelle nera?
Mi sta osservando con finta
noncuranza ma non smetto di fissarla e voglio che lo sappia, poi la signora
dolce ci informa che siamo in anticipo.
Siamo arrivati, è
passata già 1 ora.
Lo studente prende il
suo zainetto multicolor e si alza avviandosi all'uscita, io rimango immobile
fisso sulla brunetta con problemi di comunicazione.
Anche lei rimane
ferma, la gente va veloce, sono tutti di corsa.
Io no mia cara, è il
mio primo giorno e voglio vedere quando comincerai ad urlare.
Ecco il mio passatempo
di oggi, far saltare i nervi a Miss autocontrollo.
Si alza e lo faccio
anche io, rimango fermo però e la vedo innervosirsi, mi volto e mi metto
davanti a lei nel corridoio.
Gli insulti dimmeli a voce piccola, non affollare la tua testolina
che ti scoppierà!
Faccio qualche passo
lento davanti a lei, sorrido pensando al suo viso che mi fa le boccacce dietro,
poi il cellulare comincia a squillare.
Magnifico, ci mancava
solo il rompipalle mattutino. Lo ignoro ma mi fermo, la brunetta finalmente mi
parla.
"Mi scusi", dice in tono scocciato.
Mi sposto piano, la guardo e lei mi fissa.
Devi andare piccola, non puoi stare qui a farti gli affari
miei... Dai però, insultami almeno una volta... Dai un senso a questa
mattinata. Niente, è
una dura, non molla il suo fottutissimo autocontrollo.
Mi lancia
un'occhiataccia, sarà perchè mi sono fermato? O perchè porto gli occhiali da
sole mentre piove? Oppure, è arrabbiata perchè non rispondo al telefono?
Fatto sta che ti ho
fatta incazzare piccola, sorrido appena mentre mi supera dandomi un'ultima
occhiata. Mi volto piano e mi tolgo gli occhiali, guardo per terra, non ti darò questa soddisfazione brunetta.
Sento i suoi occhi
addosso, faccio qualche passo avanti senza alzare lo sguardo.
Dovrai ritentare mia
cara, per oggi questo è tutto quello che avrai.
Vedo che si allontana
insoddisfatta, lo sento nell'aria che ti ho fatta sclerare piccola. Alzo piano
lo sguardo e la vedo perdersi tra la folla, va veloce e il suo andamento è
stizzito.
Buona Giornata Brunetta sociopatica, il tuo autocontrollo
oggi ha perso.
Rimetto gli occhiali,
sorrido appena e mi avvio dalla parte opposta dove mi aspetta la mia nuova
vita.
…to be continued.
Filely/DamonEd© 2014
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