venerdì 10 ottobre 2014

Il pendolino - Capitolo Quattro - Il punto di vista di lui (Damon_Ed)



"Pel di carota"
I giorni scorrevano inesorabili e su quel treno era un viavai di battibecchi e occhiatacce tra me e la rinominata "pel di carota".
Mi faceva ridere un sacco pensare a quel nomignolo da quando mi aveva precisato che non era bruna ma rossa.
Ogni volta che la vedevo su quel pendolino, mi veniva da ridere e lei si incazzava… ma quanto si incazzava!
Dopo quasi una settimana di incontri, ci avevo un pò fatto l'abitudine e la mattina mi alzavo un pò più contento di andare a lavoro, un’ora con miss "Carota fuori controllo" era per me come la pillola del buon umore.
Dal lancio della mia sfida, la piccola sociopatica non aveva mollato, mi punzecchiava con le sue frasi ad effetto e io con molta tranquillità lasciavo che l'indifferenza con la quale la trattavo, la facesse incendiare.
Ebbene, avevo preso di mira la piccola rossa, ma era il mio solo divertimento in quel paese sperduto dove ero stato catapultato.
Quella mattina, era l'ultimo giorno della settimana in cui avrei visto la rossa, il week end mi avrebbe diviso dal mio solo svago e già pensavo a cosa avrei potuto fare 2 giorni di fila senza di lei. Probabilmente avrei studiato altri modi per farla sclerare.
Salii a bordo del treno come ogni mattina tra la gente incazzata e di corsa, mi feci spazio e trovai un posto libero vicino alla signora dallo sguardo dolce. Lei stava sistemando la sua borsa e l'aiutai, mi sorrise dolcemente e ricambiai la gentilezza. Sedendomi, sospirai guardando fuori, un pò di sole si intravedeva sulle colline , le nuvole erano tante ma a volte una scia di luce riscaldava il treno illuminando il mio volto.
Il suo passo deciso e il rumore della sua borsa sul pavimento mi fece sorridere.
"Buongiorno a te pel di carota", pensai e un sorrisetto mi si presentò sul viso. Non mi voltai, guardavo fuori e il sole mi illuminava, per la prima volta forse, il riflesso sulle lenti lasciava intravedere i miei occhi ed ero sicuro di avere quelli della rossa puntati addosso.
Fuori correva tutto veloce, non mi ero spostato, continuavo a guardare fuori con la testa appoggiata alla poltroncina, poi sentì un rumorino, la signora dolce stava scartando qualcosa.
"Prendine uno caro..." mi disse dolcemente, mi voltai verso di lei e vidi un pacchetto di biscottini appena scartato. Sorrisi alla signora e ne presi uno per gentilezza, non volevo si offendesse per un rifiuto, era cosi cara.
"Grazie mille" dissi con tono tranquillo, lo sguardo sulla rossa mi scivolò quasi di getto, aveva un sopracciglio alzato e mi fissava.
"Ne vuoi uno anche tu?" dissi divertito mostrandole il biscotto e addentandone un pezzo, prima o poi le avrei fatto venire un esaurimento nervoso ne ero certo.
La signora offrì i biscotti alla ragazza che, forse per dispetto, ringraziò e ne prese uno mordendolo con decisione senza togliermi gli occhi di dosso.
Cosa ti frulla per la testa piccola? Non ti prudono le mani? Perchè non mi strappi gli occhiali di dosso? Andiamo... lo so che lo vuoi... Vuoi anche prendermi a schiaffi...
La mia espressione divertita la faceva imbestialire, mi fece una smorfia e borbottò qualcosa prima di voltarsi incrociando le braccia per guardare fuori.
Sorrisi e feci lo stesso, il sole tornò ad illuminare il vagone e mi colpì in pieno coi suoi raggi. Le lenti dei miei Ray- ban erano scure, ma sotto il sole divenivano di un marroncino trasparente che lasciava intravedere l'occhio, la sua forma ma non il colore.
"Irritante..."
L'avevo sentita borbottarlo... mi fissava nuovamente, poter vedere sotto le lenti era ormai una fissazione per lei tanto da approfittare del sole per scorgere almeno un pò della mia fisionomia.
"Carota.."
Sussurrai piano in un sorrisetto...
La senti irrigidirsi, quasi sbuffare.
"Come scusa?" Mi disse in tono pacato ma sostenuto.
Mi voltai piano verso di lei.
"Parli con me?" le chiesi mordendomi le labbra.
"Si, hai detto qualcosa?" rispose lei stizzita.
"Io? No... "
"Bugiardo, hai borbottato..."
"E tu come lo sai?"
"Perchè ci sento! Tu sarai orbo ma io non sono sorda!"
"Nemmeno io lo sono sai? Tu hai detto qualcosa?"
"Rispondi ad una domanda con un'altra domanda? Sei un presuntuoso!"
"Da che cosa lo deduci?"
Io ero calmo e divertito, lei cominciava a irritarsi ma manteneva un tono basso per non far sentire a tutti la nostra conversazione.
"Tu hai detto qualcosa e lo hai detto su di me! Abbi il coraggio di ripeterlo!"
La fissai un secondo.
"Parli a me di coraggio? Tu che per non darmela vinta ti stai logorando pur di non togliermi gli occhiali? Tu che mi dai continuamente del presuntuoso e irritante borbottandolo a te stessa?"
Lei spalancò la bocca e ridusse gli occhi a fessura.
Controllo perduto pel di carota!
"Tu sei una persona... cosi... cosi... " stringeva le mani non trovando un aggettivo per definirmi, staccai le spalle dal sedile e mi avvicinai a lei fissandola da vicino. Il sole tornò nuovamente a colpirci e poteva vedere benissimo il mio viso anche con le lenti addosso.
"Cosi... attraente?" le sussurrai.
Lei si bloccò per qualche secondo, scossa dalla vicinanza, persa nei dettagli che riusciva a vedere o non so, colpita nell'orgoglio dalle mie parole.
"Pallone gonfiato!"
Mi disse d'un botto e con un gesto deciso, mi tolse gli occhiali liberandosi finalmente di quel peso che si portava dentro da giorni.
I suoi occhi si fermarono nei miei, non mi mossi rimasi vicino a lei, fissandola, lei non si mosse, sembrava come incantata.
"Ottimo lavoro Pel di carota.... ora però dovrò trovare un altro motivo per irritarti... "
Le dissi sorridendo appena, mentre il sole rendeva giustizia ai miei occhi.

…to be continued.
                                            Filely/DamonEd© 2014




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